Un paese, agli occhi del mondo, è rappresentato da ciò che in quel mondo riesce ad esportare. Ultimamente l’Italia, grazie alla politica e a molti dei suoi imprenditori, è riuscita ad esportare solo brutte figure interpretate come azioni di un paese corrotto e superficiale.
Ma c’è ancora qualcosa che riesce a tenere alto il nome della nostra nazione. La sua storia, la sua cultura e la sua arte che nel tempo si è evoluta in un’idea oggettiva di eleganza. L’Italia, tutt’oggi, è ancora sinonimo di design e sebbene i nomi più grandi che lo rappresentano, dalla moda ai motori, siano economicamente dipendenti da aziende con sedi amministrative all’estero ciò che ancora dà loro prestigio è il poter ricondurre la nascita dei loro design a mani italiane.
Ma stiamo parlando di grandi aziende, quelle affermate, conosciute e invidiate in tutto il mondo, quelle che sono sopravvissute ai danni della crisi economica e culturale italiana.
Ma che aspettative può avere oggi, qui, un giovane designer che vuole portare al mondo le sue idee?
L’Italia può vivere di rendita senza dare spazio a nomi nuovi?
Ne ho parlato con Gianluca Minchillo, classe ’87, designer “indipendente”, che è riuscito a metter su la sua azienda mentre la crisi soffocava il paese, anche grazie al suo approccio con il design che non si limita ad una semplice “branchia” della materia, ma lo abbraccia a 360 gradi, partendo dai complementi di arredo, passando per la stampa fino al web.
Prima di parlare della condizione di un designer in Italia cerchiamo di capire secondo te cos’è il design e chi è un designer.
Per associazione di idee un prodotto di design deve avere qualcosa di nuovo o di particolare e invece design è ogni cosa che ci circonda, perché ha un suo aspetto,ha avuto un progetto d’origine e qualcuno l’ha ideata e disegnata. Il designer secondo me è una persona in grado di soddisfare le esigenze delle persone nella vita quotidiana a 360 gradi e di rendere gradevoli cose e circostanze spesso concepite in modo diverso.
Da quando è stato coniato il concetto di design l’Italia è stato uno dei paesi che meglio lo ha incarnato. Moda, arredamento, auto, moto. Siamo stati un punto di riferimento mondiale.
Cosa sta accadendo oggi agli occhi di un giovane professionista del settore?
E’ vero, l’Italia è in grado di fare cose che altri paesi di tutto il mondo ci invidiano, io credo molto nelle tradizioni e nel valore di made in Italy e questo quasi sempre significa qualità. Qualità di idee, di materiali, di produzione, di innovazione… le aziende che producono made in Italy e che esportano all’estero magari diversificando la propria produzione sono quelle che meglio resistono alla crisi, quasi non sentendola e questo deve far riflettere, oggi a causa di un necessario abbassamento di prezzi e consumi, noi per primi rischiamo di perdere la cultura della qualità. La sfida più grande che un designer e un’azienda oggi possano conquistare sta nel fare dei prodotti di qualità accessibili a tutti.
Con le nuove tecnologie anche il design si evolve. Perché, secondo te, sembra che l’italiano ancora non percepisca l’importanza del web e dell’immagine che un sito può dare ad un’azienda, ma anche ad un privato?
Noi italiani facciamo sempre molta fatica a stare al passo coi tempi. Il nuovo spesso spaventa, il cambiamento porta con se la paura del peggioramento o di perdere la propria identità, è anche vero che tutto questo dovrebbe arrivare da noi giovani ma raramente un giovane ha la possibilità di ricoprire ruoli che permettano la responsabilità di cambiare e far cambiare gli altri.
Fare il designer è un lavoro come un altro?
Assolutamente si, anche se spesso parlando con le persone non sanno bene cosa sia, la classica domanda che mi viene fatta è:”Che lavoro fai”? “Il designer” “Ah bello e sarebbe”?
Poi io che per quattro anni ho lavorato in uno studio di progettazione come dipendente, mi sono abituato a farlo in modo disciplinato, quindi rispettando una certa organizzazione e orari, altrimenti la creatività e l’ispirazione non trovandoti al lavoro vanno da un altro.
Che problematiche può incontrare un libero professionista di questo settore in Italia?
Diciamo che per quanto lo stato negli ultimi anni abbia cercato di venire incontro a chi cominciava un’attività in proprio, rimangono molte difficoltà: la burocrazia, le tasse da pagare, etc ma in questo preciso settore la difficoltà più grande credo stia nell’affermarsi professionalmente, all’inizio se sei giovane e non hai ancora delle esperienze alle spalle, è difficilissimo trovare qualcuno che ti dia l’opportunità di poterle fare. Un ragazzo o una ragazza non possono avere un curriculum pari a una persona che lavora da vent’anni però non l’avranno mai se nessuno da loro la possibilità di costruirselo.
Oltre al talento, di cosa ha bisogno un giovane designer oggi?
Di sapersi vendere e questo è un aspetto fondamentale. Un designer può avere un talento enorme ma se lo sa solo lui e pochi amici nessuno potrà apprezzarlo, se fa un progetto meraviglioso ma poi non riesce a presentarlo come dovrebbe per insicurezza, timidezza o perchè si presenta male servirà a poco, quando si insegna questo mestiere penso sia importante insegnare anche tutti gli altri aspetti che lo sostengono nella vita di tutti i giorni.